Gli assessori di sinistra Venanzi, Marchiol e Dazzan chiedono aiuto alla Questura per delle minacce ricevute, tutte da dimostrare, e poi supportano Amnesty International che accusa le forze dell’ordine di aver fatto uso eccessivo di lacrimogeni e manganelli durante la manifestazione “Show Israel the red card”, svoltasi a Udine il 14 ottobre in occasione della partita della nazionale di calcio. Già da questa mattina esponenti politici udinesi di Possibile, Avs e Pd, hanno invaso i social e inviato whatsapp pubblicizzando il rapporto steso da Amnesty International.
Durante la manifestazione, sei osservatori di Amnesty International Italia, specializzati nel monitoraggio di eventi a rischio, hanno seguito il corteo per verificare “il rispetto degli standard internazionali sul diritto di raduno pacifico, la libertà di espressione e l’uso della forza”. L’organizzazione afferma di aver raccolto 18 testimonianze, tra cui 15 partecipanti, un avvocato, un esponente del Comitato per la Palestina di Udine e un giornalista. Secondo il rapporto, la manifestazione si era conclusa pacificamente in piazza I Maggio, quando intorno alle 20.15 “un piccolo gruppo di persone ha tentato di sfondare il cordone di polizia in viale della Vittoria”. La risposta delle forze dell’ordine, riporta Amnesty, è stata “l’utilizzo massiccio e indiscriminato di granate contenenti gas lacrimogeni”. L’organizzazione ha affermato che i gas lacrimogeni possono essere usati solo “in presenza di violenza diffusa e mai per disperdere un’assemblea pacifica”, e che il loro impiego deve essere “preceduto da un preavviso e mai diretto verso le persone”. Anche cannoni ad acqua e manganelli devono essere utilizzati “solo come risposta proporzionata e in situazioni di effettiva violenza”. “Ogni colpo deve essere giustificato,” conclude Amnesty, “e non può essere usato contro persone pacifiche o già sotto controllo.”

