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IL GENERALE DEI CARABINIERI CARMELO BURGIO A UDINE PARLERA' DI SICUREZZA

2025-10-09 13:21

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IL GENERALE DEI CARABINIERI CARMELO BURGIO A UDINE PARLERA' DI SICUREZZA

MAFIA, CAMORRA E NRANGHETA SONO A CAPO DI ORGANIZZAZIONI DEDITE ALL'INGRESSO DI CLANDESTINI E PROFUGHI

Visita a Udine del generale di corpo d'armata (RIS) Carmelo Burgio nella giornata di giovedì 23 ottobre 2025 alle ore 19.30 presso il Salone di Palazzo Kechler.

Con l'occasione il generale presenterà il suo ultimo libro, già presentato a Roma davanti le autorità militari e politiche, dal titolo GUERRA ALLA CAMORRA - ASSALTO AI CASALESI, edizioni Vallecchi. INFO E PRENOTAZIONI: 3421597159

Comandante provinciale dei Carabinieri nel Casertano, dal 2004 al 2008: per il generale Carmelo Burgio un quinquennio coronato dalla cattura del super latitante Giuseppe Setola, primula rossa del clan camorristico di Terra di Lavoro. Lo ricostruisce l’allora colonnello, in un libro nuovissimo, Guerra alla Camorra. Assalto ai Casalesi.

 

Le mafie possono essere sconfitte? Sono come l’erba infestante, qualche seme sfugge e continua a germogliare nonostante il diserbante, però si possono combattere con successo, come ha dimostrato il cosiddetto Modello Caserta, per quanto la sintesi giornalistica del lavoro compiuto sia fin troppo abusata, trattata con leggerezza dalla stampa e dalla politica, secondo uno dei protagonisti della vittoria locale sulla camorra, insieme ai 1300 uomini e donne con gli alamari. Non nuovo a testi e pubblicazioni di rilievo, il generale Burgio racconta l’esperienza nel dettaglio, sottolineando il significato vero di una lotta al crimine organizzato e mettendo in luce il contributo offerto da tutto il personale del Comando territoriale dell’Arma alla riaffermazione della legalità, in un territorio contaminato dai clan. Un esempio di determinazione, di buona direzione e di perfetta organizzazione, oltre all’abnegazione dei CC, dal primo all’ultimo o ultima. 
Al di là delle foto da generale di divisione nell’ultima parte della carriera nella Benemerita, l’immagine più ricorrente riprende Burgio con la tuta operativa nera bordata di rosso, i gradi da colonnello, la barba a pizzetto ancora scura e in testa il basco amaranto del Reggimento Carabinieri paracadutisti Tuscania, sua prima assegnazione dopo la scuola ufficiali. È un copricapo di cui si dice giustamente orgoglioso, simbolo identitario d’appartenenza e di virtù militari, che il generale sente d’indossare anche quando “non si vede”. È sempre calcato virtualmente sul capo, come tutti i militari portano stellette invisibili cucite sulla pelle, sebbene in abiti borghesi, anche dopo il congedo. 

 

In questo lavoro recente, spiccano la lucidità di pensiero e la profondità di ragionamento di un comandante che ha dimostrato le sue capacità a ogni livello, in un territorio criminale tanto particolare e difficile come il Casertano. Va apprezzata inoltre la modestia nel proporre anche il proprio ruolo in una campagna operativa tanto rilevante ed efficace. Infatti, non è certamente un libro autoreferenziale, né un trattato sulla lotta alla camorra casalese (servirebbero più volumi, fa presente), ma la testimonianza dal vero di un’attività complessa dell’Arma, di contrasto alla camorra. Ha sempre parole di apprezzamento per i suoi uomini e donne in divisa. Hanno reagito bene, scrive, probabilmente si sono accorti delle mie inadeguatezze, le hanno perdonate, hanno avuto fiducia in me e mi hanno seguito. La partita è stata vinta, almeno per il tempo in cui è stata giocata. Il clan dei casalesi è un avversario ostico, un “fenomeno criminale unico” sotto tanti aspetti, intrecciato alla storia e cultura della regione e che ha imposto “un approccio strategico altamente specializzato”. L’allora colonnello Burgio aveva un progetto chiaro in testa: coinvolgere i Casertani, convincerli a schierarsi con la legge, altrimenti magistratura e forze dell’ordine, da sole, non avrebbero mai potuto venire a capo di un’emergenza sociale, prima che criminale.

Nel libro, il generale non ha ritenuto di seguire una cronologia esatta. Tutto si mescolava di continuo: rapine e omicidi sui quali fare chiarezza, indagini da seguire, problemi di ordine pubblico da affrontare. E tanto altro. Ha preferito dividere il testo in capitoli corrispondenti a fasi più o meno omogenee. Ad esempio: l’approccio al territorio, la mafia del bracciantato a Castel Volturno, capi e latitanti, affari e spazzatura. 
Una vita impegnativa, spesa tutta per l’Arma, per il personale dipendente, per la legalità e nel costante, rigoroso rispetto delle responsabilità del grado. Alla fine, si è accorto che la vita convulsa non pesava, sarebbe stato disposto a restare a Caserta per altri cinque anni: “i reparti filavano da soli, oramai”. Ha accettato il trasferimento solo perché non andava a rinchiudersi in un ufficio, stava per raggiungere l’Afghanistan. Cinque anni di vertice in un Comando provinciale sono un periodo eccezionalmente lungo, la media è tre anni, molto raramente tocca i quattro: lo mette in risalto l’ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri, suo commilitone e allievo caposcelto da ragazzini, nella Scuola militare Nunziatella di Napoli. Ha firmato una prefazione particolarmente sentita, tanto sotto l’aspetto personale che professionale. Insolitamente lunga e articolata, è scritta con intenzione e con dedizione, col cuore, insomma, non tanto per prefare. E pensare che Burgio a Caserta proprio non ci voleva andare. Comincia così il suo libro.

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